Compassione; Consapevolezza; Conversione; Coraggio; Coscienza; Creatività

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COMPASSIONE

Provare sofferenza per il dolore di qualcun’altro. Partecipare, con un moto dell’animo profondo, alla condizione di un altro essere umano. Diversamente dall’uso comune del termine, compatire non ha a che fare con il provare pietà (sentimento che può recare con sé un mal celato senso di superiorità rispetto a colui che soffre).

CONSAPEVOLEZZA

Condizione dinamica di presenza a se stessi e al mondo. Essere consapevoli significa percepire, sentire e riconoscere (anche cognitivamente) le caratteristiche di un dato evento, interno e/o esterno. L’integrazione tra aspetti consci e inconsci dell’esperienza è indispensabile per raggiungere una consapevolezza ampliata. Consapevole, secondo l’etimologia del termine, è chi insieme con altri ha piena cognizione di qualcosa. La consapevolezza, dunque, non va pensata come un atto privato, bensì come un processo e un incontro che può coinvolgere diversi soggetti migliorando la comune conoscenza della realtà.

CONVERSIONE

La conversione (per i greci “metànoia”) è una trasformazione radicale del proprio modo di essere al mondo. Convertirsi, nel linguaggio comune, significa solo adottare un nuovo credo religioso abbandonando il precedente. Tuttavia la conversione non riguarda principalmente opinioni e credenze, quanto piuttosto la disponibilità a percepire la realtà e ad agire in essa guidati da una consapevolezza ampliata. Nella conversione resta forte il senso di rottura rispetto ai precedenti modi di condurre l’esistenza, spesso segnati dall’illusione e dall’adesione acritica ai valori dominanti nella società di appartenenza.

CORAGGIO

L’etimologia della parola indica il cuore come sede della forza d’animo. Ha coraggio chi non retrocede dinnanzi alle difficoltà e, nonostante la paura, decide di mettersi in gioco per superare un limite. Il coraggioso sopporta i dolori fisici e morali, gli infortuni e le prove ardue dell’esistenza. Si può parlare davvero di coraggio solo quando una determinata azione implica il fronteggiamento di un rischio (più o meno grande).

COSCIENZA

Il latino “con-scientia” suggerisce un sentimento che accompagna ciò che avviene dentro di noi. Cosciente è chi è consapevole di sé e dei propri contenuti mentali. In tal senso la coscienza viene intesa come realtà interiore. Essa implica uno stato di vigilanza e una capacità di organizzare percezioni e stimoli in unità dotate di senso. La coscienza, per definizione, si focalizza sui suoi oggetti e opera in sequenza esaminando una serie di elementi, uno dopo l’altro. Questo flusso direzionato dell’attenzione lascia inevitabilmente fuori i dettagli considerati insignificanti (con tutto quello che ne comporta). In ambito fenomenologico si è ricordato che la coscienza è dotata di una sua intenzionalità ovvero coincide con l’atto stesso del conoscere qualcosa.
Si è sempre coscienti-di-qualcosa, non può esistere una coscienza a se stante, dunque scollegata dai propri oggetti.

CREATIVITA’

Capacità di generare qualcosa di nuovo, di dar forma a potenzialità ancora inespresse. La creatività non parte dal nulla, ma dalla facoltà di combinare in modo inedito gli elementi a disposizione. Essere creativi significa aderire al flusso della vita, scoprire stimoli e occasioni di sperimentazione. In tal senso la creatività si oppone alla rigidità delle abitudini non negoziabili e mette radicalmente in discussione tutto ciò che vorrebbe durare in modo indefinito sottraendosi al cambiamento. Nelle relazione di aiuto lo sviluppo della creatività è centrale per risolvere i problemi e produrre alternative concrete.

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