di Roberto Costantini
Il bambino deve soddisfare i suoi bisogni nella modalità “tutto e subito” e non si cura dei bisogni dei grandi che sono al suo servizio e si occupano del suo benessere. Quando però le esperienze di base per uno sviluppo sano vengono attraversate positivamente e i bisogni fondamentali soddisfatti, il bambino può gradualmente rafforzare il suo adulto interno e migliorare il contatto con la realtà (ad esempio imparando a rimandare un po’ la gratificazione e a relazionarsi con gli altri riconoscendoli come separati e dotati di una vita propria). Se manca questo attraversamento felice delle esperienze di base, il bambino rimane bloccato nell’insoddisfazione e – una volta cresciuto – non riesce a stare al mondo in maniera adulta. Un bambino non visto né considerato può fare capricci, mettersi sempre al centro della scena e polarizzare l’attenzione in mille modi insistenti e talora disfunzionali. Nella mente della persona si formano aspettative forti e permane un contenzioso aperto, come se la vita dovesse risarcirla con gli interessi per ciò che non ha ricevuto durante l’infanzia. Anche da adulta queste persona si comporta come il bambino trascurato che fu e rimane attaccata al rifiuto, al senso di abbandono e di trascuratezza. Il risultato è, quindi, un atteggiamento infantile dominato da un mentale egocentrico che pretende proprio mentre esclude qualsiasi possibilità di spingersi oltre la sua zona di comfort. Il risultato finale è la cosiddetta “profezia che si autodetermina”. La persona, in questo modo, continua inconsapevolmente a creare tutte le condizioni per essere rifiutata, non vista né considerata. Questo gioco perverso toglie energie a tutti: a chi lo mette in pratica e a chi cade nella sua rete.