Testimonianze

Perché iscriversi al Master triennale in Counseling ASPIC?
Potremmo rispondere in mille modi, ma ne scegliamo uno: far parlare chi lo ha frequentato!
Queste sono alcune delle loro testimonianze e, in fondo, troverete anche una fiaba:
I.V. è una scrittrice e artista che per spiegare il suo modo di sentire il counseling
lo racconta anche con una fiaba.
Sono un’artista  e sono una counselor. Grazie al percorso di counseling ho imparato a riconoscere le mie risorse e le parti più intime di me. Ho intrapreso un viaggio che partendo da me avesse come meta la riscoperta della parte più autentica di me. Non è stato un viaggio facile. Non è mai facile l’incontro con se’ stessi, anche perché è un incontro in continuo movimento ed una volta iniziato non ti lascia più.  Il cambiamento fa parte della vita. Ed imparare a cambiare è una delle prime risorse che un percorso di counseling ti dona. E’ faticoso, è un percorso in cui la teoria di ciò che apprendi è per assurdo la parte più facile. E sapete perché? Perché ogni strumento ed ogni tecnica la impari sulla tua pelle e non la dimentichi più e compagno di viaggio diventa anche il fazzoletto che accoglie  sempre le tue lacrime. Perché mettersi in discussione, rivoltarsi come un calzino, accettare di vedere i propri confini e decidere di allargarli e crescere e diventare adulti richiede un forte coraggio ma sai che per riscoprire te stesso e decidere di accompagnare altri nella loro riscoperta devi aver provato ciò di cui parli. Devi decidere di Essere, di essere coerente e controcorrente, devi essere disposto a scegliere ogni giorno di continuare a crescere e di non voltare le spalle a chi sei.  Il counseling è un viaggio, è qualcosa di vivo, un organismo vivente che si nutre di accoglienza di te stesso e dell’altro, di ascolto di te stesso e dell’altro, di mani tese che si incontrano, è amore che non giudica, non obbliga, non consiglia ma che aspetta paziente che l’Altro diventi presenza a se’ stesso, diventi amore per se’ stesso, diventi capacità di scelta e capacità di vedersi e creare il proprio cammino.  Per chiarire meglio ciò che intendo oggi vorrei raccontarvi una favola. Una favola che ho scritto anni fa . E’ un po’ lunga è vero ma spero abbiate la pazienza di leggerla fino in fondo.  E’ la storia di un viaggio verso la parte più vera di noi, alla riscoperta di chi siamo, è il viaggio di chi all’improvviso perde le sue certezze e trova il caos nella sua vita, di chi entra in quella selva oscura che non gli lascia vedere la luce, cioè le risorse che come individuo ha, ma che accetta comunque di farsi accompagnare da qualcuno lungo il suo cammino. Sapete?  Ci vuole molto coraggio a prendere la mano che ti accompagna.  E’ più facile restare là dove si è. Al dolore che già si conosce ci si abitua fino a rendercelo compagno inseparabile e la vera vita fa paura più della condizione in cui siamo.
Iniziamo, se volete.
DEDICATO A TE…AD UN UOMO TANTO GRANDE DA AVER PAURA DI ESSERLO.
C’era una volta…così iniziano le fiabe! E’ un’espressione che prelude al mistero, all’attesa, che predispone al raccoglimento, che richiama la fantasia ad inattese immagini visive, a suoni sentiti con l’anima, in un’atmosfera surreale che incanta i sensi…e allora…
C’era una volta, un ragazzino di nome  Orazio, timido, la cui dolcezza vestiva i suoi occhioni neri. Viveva in una casetta immersa nel verde, appena fuori città. Lì non arrivavano i rumori caotici del traffico, si ascoltava solo il cinguettio degli uccelli che parlavano tra loro sui rami degli alberi, il fruscio delle foglie quando per addormentarsi si posavano a terra leggere, il dolce suono rassicurante del ruscello che correva ad abbracciare il fiume ai piedi della collinetta dietro casa.
Ad Orazio piaceva stare ore in giardino a rincorrere farfalle che, bianche, gialle, a pois, con piccoli baci si posavano di fiore in fiore, per unire amore a bellezza. E saltando e ridendo spesso si lasciava cadere tra l’erba con l’ombelico che occhieggiava al cielo, con le braccia spalancate a contenere il mondo e con lo sguardo velato di azzurro, fissava il lento cammino delle nuvole bianche nel cielo celeste e … lì restava a sognare…
Era lo spadaccino che salvava la fanciulla…poi era Batman che con il suo mantello aperto volava a salvare il mondo, era il Principe della favola che gli aveva raccontato la nonna…era il ragazzino che coi capelli gelatinati, adocchiava la sua bella quando voltava il loro solito angolo in città… e poi quello che, con i capelli lunghi, il jeans basso in vita e il gilet di pelle aperto a mostrare muscoli appena accennati era la star e l’idolo delle teen-agers in discoteca mentre stuzzicava le loro prime vanità… e rubava un bacio dietro le colonne più buie.
Un giorno…erano circa le diciassette  di una calda giornata d’estate… mentre era perso nei suoi sogni, uno Scoiattolo gli si posò accanto. Si guardarono, occhi negli occhi, e una voce gli arrivò nel cuore. Diceva: “Seguimi … Seguimi !”
E allora … gli andò dietro, curioso, con il passo esitante che a mano a mano diventava sempre più fiducioso. Lo seguì, di cespuglio in cespuglio, di albero in albero, lungo il sentiero e poi lungo gli argini del fiume che scivolava dietro la collinetta. E sempre egli udiva la voce dello scoiattolo che di tanto in tanto gli diceva: “ Guarda… questo è il mondo, impara a conoscerlo, è bello vero?”.
“Si”, rispondeva, guardando in modo nuovo le cose che pur aveva visto ogni giorno. Ma… “Oh, guarda Scoiattolo, cosa fa quella stupida formica? Porta un peso così grosso ! Come fa? Lei è così piccola!”
E Scoiattolo paziente rispondeva: “Si, è piccola, ma lei sa che deve farlo se vuole cibo per il suo inverno. Allora, la sua volontà diventa la sua arma e non è più piccola… è sudore, forza, determinazione, coraggio, lotta. E’ la dignità che supera gli ostacoli, è l’orgoglio per averli superati, è l’umiltà per averlo saputo fare senza sapere come. Guarda Orazio… è arrivata, guarda bene… vedi? Adesso riposa! Dopo una lunga fatica il riposo è sempre una ricompensa, ti fa meditare su ciò che hai compiuto e ti prepara a fare ancora e… ancora. E tu sei sempre più forte!”.
Ed Orazio rispondeva ridendo, estasiato per aver capito.
E così trascorse tutto il pomeriggio, tra nuove scoperte, tra nuove avventure.
Insieme, Orazio e Scoiattolo. Insieme ad osservare creature che lottavano per vincere, perché ogni lotta nasconde voglia di potere; creature vinte con astuzia, perché sempre la mancanza di scrupoli colpisce i deboli; prede prese con inganno, perché dietro ogni furto c’è un millantatore arrivista; tranelli tesi con determinazione, perché ogni trappola svela il calcolo e nasconde la vigliaccheria; ed osservare ancora, creature baciarsi e fare all’amore, perché l’amore pulito nasce dovunque e d arriva all’amore dovunque.
Orazio, pian piano diventava sempre più silenzioso. Aveva provato, osservando quelle creature, tutti i loro istinti. Aveva fatto suoi il loro senso di sfida, la voglia di gloria, la loro prepotenza, lo sfruttamento dell’ingenuità, il desiderio di amore e la paura di amare per non provare la sofferenza della perdita, il senso di sconfitta, la paura di essere colpiti, l’esigenza di nascondersi. Era ricco di così tante emozioni da non saperle più esprimere e allora cominciò a tenersele dentro, a chiuderle in un angolino del suo cuore, pensando che anche Scoiattolo non riuscisse a capire quello che sentiva necessario nascondergli, che anche Scoiattolo non riuscisse a comprendere quello che stava succedendo, perché neppure lui stesso lo capiva. Sapeva solo di vivere così tanto dentro di sé!. Così Tanto!
Non riusciva però a mostrarlo. Rispondeva a Scoiattolo silenziosamente, col pensiero, sperando che Scoiattolo alla fine riconoscesse la sua paura e lo accettasse e sapesse aiutarlo. Era la paura della sua estrema sensibilità che esasperava le sensazioni, che ingigantiva i disagi, i conflitti e che addirittura li creava. Era paura delle emozioni, paura di essere vulnerabile quando le provi, paura che qualcuno potesse non capire, colpirlo alle spalle, farlo soffrire.
Non sapeva che la sofferenza inizia già nel momento in cui l’emozione viene negata, e con essa il sentimento…la Vita.
E poi… cominciò a guardarsi attorno con sospetto, pronto a difendersi, pronto a colpire, temendo che qualcosa qualcuno venisse ad aggredirlo.
Intanto era scesa la Notte.
Scoiattolo silenzioso sparì per incanto ed Orazio restò solo nel buio rischiarato da una pallida luna calante, piccolissimo spicchio che ingigantiva le ombre, distorcendo i contorni di una realtà prima così chiara, dove invece niente, adesso, appariva quello che era.
Tutto ciò che era noto l’attimo prima, diventava sconosciuto, diverso, estraneo ed aggressore. Tutto ciò che di bello poteva esserci doveva per forza diventare pericoloso, minaccioso perché era impossibile che fosse semplicemente Bello e gratuito. E mentre la paura gli aumentava dentro… restò lì silenzioso atterrito…con dentro tutte le sue emozioni… estremamente confuso… fragile.
Era giunto il Caos, quello che dentro scava portando scompiglio, quello che ti conduce all’irreale, che ti dà intuizioni sbagliate, sensazioni contrastanti, illusioni fasulle che inevitabilmente deludono,che genera contraddizioni, incoerenze, dove vince l’irrazionalità.
Caos senza più sicurezze, né certezze, solo l’alienazione di sé, una nuova lenta forma di suicidio…
Cominciò a guardarsi attorno, cercando con lo sguardo la via di casa. Gli sembrò di intravedere il sentiero da cui era giunto e vi si incamminò. Ma ecco che nel sentiero gli sembrò di vedere un’ombra a terra e… si… era proprio un serpente con la testa tesa a morderlo. E ad ogni passo si fermava, con i sensi tesi, pronto a cogliere ogni rumore, ogni sussurro, con il cuore a tamburo nel petto.
Ad un tratto nel cielo apparve per incanto una stella che ruotò su se stessa e, che negando la sua essenza più intima si trasformò in una piccola lucciola cadendo volando ai suoi piedi.
Gli disse, come prima aveva fatto Scoiattolo: “ Seguimi, puoi fidarti! Voglio solo fare un po’ di strada con te”. E volando e sembrando impazzita, volle illuminargli un piccolo spazio per farlo avanzare di un passo. E la fiducia riposta gli mostrò che sul sentiero dormiva solo un piccolo ramo contorto e non un serpente, che l’ombra che prima aveva sentito incombere su di lui era solo uno spuntone di roccia.
Dio, come distorce la realtà il non vedere al di là delle ombre!
E… così avanzò…passo dopo passo, prendendo l’amore là dove gli veniva così disinteressatamente donato.
La notte attorno si era intanto fatta più nera ed Orazio era sempre più stanco. Giunsero insieme, lui e la sua piccola Lucciola silenziosa, ai piedi di un grande albero.
Orazio disse: “ Sono tanto stanco, non ho più forza per lottare” e rivolto alla lucciola: “ Perché non parli? Perché non mi aiuti a capire?”
E la Lucciola gli rispose : “ Abbi fiducia, per adesso. Fermati ora e riposa e riposando guarda dentro di te e dimmi cosa vedi”.
E Orazio incalzando chiese: “ Tu cosa vedi?”. 
E lei rispose : “ Non posso dirtelo, devi scoprirlo da solo. L’importante e che io sia qui a credere in te, oltre tutte le apparenze. Non si può giudicare chi è sulla via dell’incertezza, chi si trova al bivio a scegliere tra la possibilità di essere o non essere. Si può solo accettarlo così come è e rispettarlo. Possiamo cioè solo amarlo, chiunque sia o decida di essere e l’amore sceglie di accoglierlo proprio quando è più fragile e confuso. Senza sacrificio non esiste amore”.
Poi accarezzandolo con il suo calore gli disse ancora: “ Sali sull’albero e dormi tra i suoi rami”.
Orazio le rispose: “ Non c’è luce lassù”.
Allora  Lucciola per un attimo, lasciandolo al buio, si allontanò, un puntino sempre più fioco nel cielo ed all’improvviso centinaia di stelle comparvero e tutte vennero, come tante altre luminose Lucciole, a posarsi sui rami dell’albero, illuminandolo a festa.
Orazio vi salì e subito si addormentò.
Passarono le ore e fu mattino… Si svegliò e si guardò attorno. Non c’erano più lucciole cadute dal cielo, né  la sua Lucciola, ma c’era tanto sole. Si sentì forte, rigenerato e ricordò cosa aveva visto nel sonno: se stesso, finalmente libero. Scese dall’albero e senza paura percorse l’ultimo tratto del sentiero fino a raggiungere il fiume.
Lì sentì ad un tratto una voce: “ Guardati nell’acqua e dimmi cosa vedi e chi sei”.
Girò attorno lo sguardo a cercare la sua Lucciola ma lei non c’era. Allora chinò il capo a specchiarsi in una piccola pozza d’acqua raccolta tra i sassi. Guardò e… non si riconobbe. Guardò di nuovo e riscoprì infine, riconoscendola l’antica dolcezza del suo sguardo. Era cambiato, era alto adesso, forte bello. Era finalmente cresciuto, era un adulto.
Allora, volgendo gli occhi al cielo ad incontrare la sua stella coi pugni tesi gridò: “ So chi sono. So chi sono, mi senti? Non ci sono più false barriere ad ostacolarmi la strada, non più la falsa immaginazione ma l’intuito vero che coglie con la mente la verità del cuore, che unisce in sé tutte le scoperte dei sensi. Non ho più paura delle mie emozioni, né di essere vulnerabile mostrandole. So che per vincere devo farmi tanto piccolo da aver fiducia in me stesso, in te, negli altri.
So che per avere amore devo aprirmi all’amore e permettere agli altri di amarmi.
So che sono un corpo ed un’anima, fisicità e spiritualità e che il mio equilibrio è lì dove si congiungono entrambe. Perché i sentimenti sono umani ma è con quelli che si eleva il mio spirito.”
Allora la voce si udì e ridendo gli disse: “ Canta allora, raccogli in te tutte le note di armonia, pace, bellezza, amore e fanne musica che inondi colorandolo il mondo di poesia e poi dilaga, dilaga sino a raggiungere tutti i confini ed oltre, sino a raggiungere ciò che di più profondo c’è in ognuno di noi”.
La favola è finita, ma il contributo che il counseling può dare all’uomo e a questo nostro mondo fragile non può finire perché c’è bisogno infinito di crescere, di accettarsi, di evolvere. Il counseling è mosso da una speranza, la speranza che sia possibile una vita ed un mondo più autentico, un genere umano che sa sentirsi e sentire, la speranza che alla fine si riesca ad accettare se stessi e gli altri senza giudizi,senza paure, con mani d’amore tese con fiducia e che accolgono fiducia, la speranza che diventi certezza la conquista di consapevolezza e di felicità di essere ed il diritto di esistere.
Buon viaggio a tutti!
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