Counseling e salutogenesi: approccio integrato in medicina

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Condividiamo dei frammenti selezionati dalla tesi che il counselor Alessandro Bevilacqua ha realizzato per concludere i tre anni del Master in Counseling ASPIC.

COUNSELING E SALUTOGENESI IN AMBITO MEDICO-SANITARIO: IPOTESI DI APPROCCIO INTEGRATO

Complessivamente l’industria del malato costa alla collettività circa 112 miliardi di euro all’anno. È un incredibile giro di affari che gravita intorno a un sistema che si preoccupa solo di “tamponare i sintomi” ma non di andare alle vere cause dei problemi delle persone. È per queste ragioni e per altre più prettamente legate alla mia storia di formazione personale in ambito medico che credo fermamente sia arrivato il momento di sforzarci quantomeno di delineare un nuovo “saper essere” prima che un fare, un nuovo paradigma di lavoro, un approccio integrato che coniughi “arte” e “scienza”, attenzione alla relazione con il cliente come base fondamentale per costruire quella fiducia senza la quale non si può aprire alcuna possibilità di “guarigione vera” e metodo scientifico suffragato dall’esperienza di chi questo metodo lo sta portando avanti sul campo tutti i giorni (…).

Fino ad oggi il paradigma culturale e di visione dell’uomo, della vita e del mondo che ha fatto da substrato ideologico alla medicina come noi la conosciamo, è stato ed è quello del XIX secolo che ha comportato un sempre più marcato allontanamento dalla vita. Le scienze naturali rivendicarono la propria oggettività, sostenendo che nell’attività di ricerca non ci fosse alcuno spazio per le esperienze soggettive, le intuizioni o le sensazioni (…).

Queste sono le radici della medicina come la conosciamo oggi, di una medicina che ha fatto suo il paradigma della “lotta” ai batteri, della “diagnosi oggettiva”, del primato della razionalità come unico e assoluto parametro per osservare e giudicare in modo monolitico la realtà. La medicina che “pretende di curare il sintomo” invece di considerare il sintomo come un prezioso messaggio che il corpo ci sta dando e che ci chiama all’ascolto del corpo. Eppure nelle scuole di formazione medica antiche di derivazione ippocratica come quella salernitana, la prima e più importante istituzione medica dell’Europa del IX secolo, la medicina era considerata e trasmessa come “saper essere” (arte) e “saper fare” (scienza). Non solo ma era all’assoluta avanguardia nel porre le basi di una vera e propria cultura della “prevenzione” (…).

La medicina dei nostri tempi sempre più progredita verso una digitalizzazione estrema ha finito per ridurre il paziente ad un algoritmo, ad un numero dove non c’è spazio per una prospettiva nuova di cura, un approccio integrato che metta al centro e parta dal saper stare in relazione da parte del professionista della salute (…).

Il primo passo in assoluto che, nel mio caso, è stato importante realizzare, è “sentire” che possediamo un apparato psicofisico (un corpo, una mente, sensazioni ed emozioni). Noi siamo un’unità di cui non conosciamo che una minima parte e quello che sappiamo è sempre mediato, sempre riferito ma mai sperimentato e vissuto fino in fondo. L’autosservazione, la consapevolezza, il guardarci come un drone dall’esterno e contemporaneamente vivere è una delle qualità che ci distinguono come umani dagli animali. Noi la usiamo raramente. La diamo per scontato o non ne siamo consapevoli. Perché la meravigliosa “unità” che siamo possa funzionare in modo fluido occorre “risvegliarla”, portarla alla vita, in modo da non subirla solo come meccanismo automatico, bensì essere capaci di stabilire un contatto consapevole con essa (…).

L’epigenetica restituisce all’individuo da un lato il potere, dall’altro la responsabilità di sé, della propria salute, entrambi da esercitare attraverso le proprie scelte. Il presupposto fondamentale per compiere tali scelte è l’acquisizione di un’adeguata conoscenza (componente cognitiva, il capire razionalmente) abbinata ad un’adeguata consapevolezza (riguarda “il saper gestire sensazioni ed emozioni, componente corporea). Conoscenza quindi che deve avere per oggetto le nuove scoperte e informazioni che la ricerca ci mette a disposizione ma che a poco serve se non è illuminata dal “fattore interno”, da intendersi come consapevolezza di sé (…).

La “Medicina della scelta” si pone in modo nuovo nel panorama esistente come medicina personalizzata e partecipata dal cliente. Il cliente non è più destinatario delle cure ma ascoltato e coinvolto attivamente fin dagli inizi, con grande enfasi sulla responsabilità della scelta nelle sue mani, sulla sua motivazione e sulla sua compliance (…).

Il lavoro del Counselor, secondo il modello del ciclo di contatto gestaltico può essere svolto su più piani:

  1. Relativamente alla fase di accoglienza ed esplorazione verso un obiettivo comune che ci si pone all’inizio con il cliente (ad esempio quello del cambiamento di stili di vita scorretti), ad integrazione del processo anamnestico e diagnostico classico. Siamo nella fase di pre-contatto.
  2. Nelle fasi specifiche del piano di cura, nel momento in cui si tratta di individuare insieme al cliente quelli che possono essere gli interventi più efficaci utili a lui, per il momento specifico della sua storia clinica e personale e per individuare la sua “postura nei confronti del cambiamento”. Siamo nella fase di contatto e contatto pieno.
  3. Nella fase finale di rielaborazione “dell’esperienza di cura”, momento altrettanto importante di rielaborazione, bilancio e traduzione pratica nella vita quotidiana da parte del cliente al fine di mantenere nel tempo il nuovo atteggiamento consapevole assunto verso la propria salute. Siamo nella fase di post-contatto.
  4. Nella fase di follow-up dopo 6 mesi per fare il punto dei progressi fatti, delle novità o dei cambiamenti avvenuti nel periodo successivo alla cura e rappresenta uno degli strumenti fondamentali per fornire supporto e sostegno al cliente nelle fasi più delicate successive al “distacco” dal professionista e per testare la formazione di nuove “abitudini” (…).

I vari elementi che rendono il Counseling indispensabile per la riuscita del processo di cambiamento sono: la necessità di modulare gli schemi d’intervento in sintonia con la fase in cui si trova il cliente; la necessità d’interventi di promozione della salute e di educazione alla salute; l’analisi della componente emotiva e sociale del cliente, la comunicazione, il rapport o ponte di fiducia, la motivazione, il tempo richiesto dai processi, il rinforzo o empowerment e il feedback fenomenologico, l’interiorizzazione di un diverso schema del ciclo di successo personale (…).

Il momento fondamentale da cui tutto ha inizio è “la magia” dell’ascolto della storia del cliente. Ascoltare veramente, prendersi il tempo necessario, essere presenti con tutto il nostro essere proprio in quel momento è già “cura”, è già da intendersi come “prendersi cura” della persona che abbiamo difronte. Questo perché la persona percepisce che noi siamo lì per lui, completamente dedicati a lui. Noi ci siamo. La persona si può fidare veramente di noi. Le tecniche rogersiane dell’ascolto attivo, della riformulazione semplice e chiarificatrice sono importanti in questa prima fase per raccogliere quante più informazioni sulla persona. È in questo momento che inizia a prendere il via come una danza in cui si fanno piccoli passi avanti insieme, il cliente che avverte la nostra presenza accogliente e accettante e noi insieme a lui (…).

Il compito del Counselor è quindi quello di aiutare il cliente a “riscrivere” la propria storia, se necessario creando una storia redentiva, rivedendo da una prospettiva nuova il significato delle proprie esperienze e invitando il cliente a non identificarsi con il proprio stile di vita negativo o con la propria malattia. Anche apportare piccoli cambiamenti nella storia può avere un profondo impatto su come i clienti vedono sé stessi e su cosa faranno per implementare cambiamenti positivi volti a migliorare la propria salute (…).

L’approccio integrato della “Medicina della scelta” consiste quindi in qualcosa di più che ascoltare la storia del cliente e la sequenza di eventi della sua vita come avviene nella classica compilazione della “cartella anamnestica”. Riguarda il “comprendere” nel profondo il significato che il cliente ha dato a quegli eventi (…).

 

 

 

 

 

 

 

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